Antimo D’Agostino

          Vi siete mai chiesti se  un corso scolastico o una semplice lezione  risultano  poco efficaci  perché presentati in dosi eccessive, al punto da non poter essere assimilabili da coloro a cui sono rivolti?

Eppure questo è quasi certamente il principale motivo per cui uno studente,pur impegnandosi, ottiene risultati insoddisfacenti e finisce con lo scoraggiarsi e perdere l’interesse al piacere di apprendere.

           Nell’attività  didattica, più che in molte altre attività, la quantità condiziona la qualità e, se eccessiva, mette in difficoltà sia chi deve trasmettere che chi deve ricevere cioè sia l’insegnante che l’alunno.

Il nostro sistema di istruzione,con particolare riferimento alle scuole medie inferiori e soprattutto superiori, è caratterizzato da piani di studio con numero eccessivo di discipline arricchite,negli ultimi anni,da nuovi e più complessi argomenti  supportati da testi sempre più completi e complessi.

          Quale istituzione scientifica si è posto il problema di valutare se la quantità degli argomenti trattati dagli insegnanti può essere ragionevolmente assimilata da uno studente medio? Se si dovessero intervistare gli alunni su cosa essi ricordano di ciò che è stato trattato nel corso dell’ultima settimana di  scuola,si potrebbe avere l’esatta misura della scarsa produttività dei processi didattici che si svolgono nelle nostre scuole.

Occorre riflettere sull’enorme danno che arreca alle menti in corso di formazione l’overdose didattica: Quando uno studente avverte che la maggior parte dei concetti trattati nel corso di una settimana di scuola hanno lasciato in lui solo una debole traccia e di non riuscire ad assimilare quanto richiesto,pensa di avere dei limiti, si scoraggia, si convince che bisogna arrangiarsi  e si attrezza per utilizzare tutti gli espedienti possibili utili ad evitare brutte figure e insufficienze.

          Quanti alunni si recano mal volentieri a scuola, insicuri e preoccupati, perché non sono riusciti a completare i compiti a casa o perché non si sentono preparati ad affrontare eventuali interrogazioni?

Quanti insegnanti si sentono delusi per gli scarsi risultati delle loro fatiche e nelle loro relazioni di fine anno dichiarano di non aver potuto completare il programma per mancanza di tempo?

          Quanti uomini di scuola si sono soffermati a valutare i tempi tecnici necessari per svolgere efficacemente determinate attività didattiche? Perché possa realizzarsi l’assimilazione e l’apprendimento degli argomenti trattati?

Se questo venisse fatto, ci si potrebbe facilmente accorgere che pretendere di trattare, nei 200 giorni di scuola, il contenuto di 10 discipline esposte in una quindicina di testi mediamente di 400/500 pagine l’uno, è obbiettivo velleitario e impossibile da raggiungere.

           Purtroppo l’ipotesi di una overdose nel processo di insegnamento-apprendimento che si svolge nelle nostre scuole, stenta ad emergere tra i responsabili e gli addetti ai lavori e non viene fatto oggetto di riflessione e ricerca, mentre invece è sicuramente uno dei fattori principali responsabile della scarsa produttività del nostro sistema scolastico.

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